E così finalmente ho trovato dove sedere.
Si tratta di un isolotto al lato del marciapiede, arredato con cubi colorati ed un separatore – dalla strada – in legno. Una chiara scritta indica: Shinjuku Street Seat. Applausi per la conquista!
Immaginati se nella mappa della tua città ci fosse una freccetta e “n.13: Le panchine, qui puoi sedere”.

Sono le prime panche che vedo in ore ed è chiaro che la gente del posto non è abituata, non ci si siede! Ci passano davanti, le guardano un po’ perplessi. I loro occhi paiono dire “Ma come, non c’è nessuna divisa che le controlla? Non stanno pagando?” e se non paghi forse rubi.
Non mi credi? Aggiungo questo: sono occidentale, ho la barba – e qui risalta! – o ho i capelli verdi(!) e nessuno mi ha degnato di uno sguardo nelle ultime 28 ore, sono tornato anonimo. Ora, seduto a bordo della strada, mi guardano come un freak show!
Non è un caso che con me ci siano solo un ragazzo forse cingalese, ed una vecchia coppia con scritto in faccia “dalla campagna cinese ed esausti!”.
Well… benvenuto/a con me in Giappone, a Tokio, nel quartiere alternativo e del godimento di Shinjuku. Come inizio è intenso e bello anche se, devo ammetterlo, sono arrivato senza alcun entusiasmo, ma almeno inizia la curiosità. Fossi esperto di Giappone capirei tante cose, ma il mio focus era più sulla Cina e l’infarinatura che ho della cultura locale per ora mi lascia con più domande che altro.
Tipo, che fine hanno fatto i cestini dei rifiuti? Non ne trovo uno per strada, eppure è tutto pulito. Porto appresso una bottiglietta vuota, da ore, ma non so dove gettarla!
Oppure, perché delle semplici panche a bordo strada sono un esperimento sociale, ed io mi ritrovo a far da cavia?
Ti dirò che ad essere qui, ora, la passione che potevo avere per manga e videogiochi – quel poco – è svanita, ha fatto PUFF! Ma sono felice, davvero. Questo casino consumista qui attorno deve avere qualcosa di buono e lo voglio scoprire
Shinjuku - Tokyo - 7 Novembre 2017